L'eleganza del gelsomino (estratto)

Il cammino che ha inizio dalle esperienze calligrafiche la porta attraverso l’esplicitazione di un’innata eleganza, frenata a volte dalle esigenze compositive oppure libera nella conquista dello spazio nell’ebbrezza gestuale, nella grazia della voluta, nella robustezza della macchia, alla piena consapevolezza delle sue possibilità. La gabbia del rigo, della sezione aurea del foglio, della fortezza inespugnabile ai non eletti del perimetro a lati paralleli, cittadella esclusiva della parola, le dà sicurezza. All’interno del crogiuolo compositivo Chen Li sa di essere regina, di non poter mettere il piede (la penna) in fallo. Che il supporto primario che fu la carta si trasformi col tempo nella tela, non importa, così come l’indagine nelle culture vecchie e nuove che l’incuriosiscono, la scoperta dei modi differenti di intendere l’afflato poetico, contemplativo o descrittivo, filosofeggiante o zen, romantico e lacerante, sognante e lieve, realistico e crudele. Sposa Oriente ed Occidente, ne interpreta l’unione – il diverso modo di intendere la prospettiva, bidimensionale con sviluppo nell’altezza, tridimensionale con soluzione nella profondità – in modo mirabile. Sconfina a piacere tra segno e colore, lettera e macchia; taglia in diagonale gli spazi, distribuisce pesi e tonalità; gioca con i ritmi, che bilancia in equilibri sospesi come il fiato di chi guarda, stupisce, e capisce. (Gianfranco Schialvino)

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